06/04/2020 | 00:00
Prima squadra

Una

Coshanno in comune un pallone ed una bicicletta? Apparentemente, nulla.

Ma non per tutti cos. Chiedetelo a Chiara Rozzini, massaggiatrice di professione, ex ciclista ed ora impegnata su un doppio fronte: con la nazionale maschile su due ruote da un lato, e con la Prima squadra femminile della Feralpisal dallaltro. Ci siamo fatti raccontare delle sue esperienze, di come riesce a gestire i suoi impegni che, spesso, la portano anche lontana da casa e di come riesca a conciliare due mondi cos differenti luno dallaltro.

Chiara, raccontami un po di te. Com iniziata la tua vita da sportiva?

Sono stata unatleta e ho corso 14 anni in bici, mondo del quale mi sono ovviamente appassionata. La mia prima squadra stata il team Saccarelli di Perugia, dopodich sono andata a Treviso nella Top Girls Fassa Bortolo, che tuttora gareggia e nella quale sono passate tante campionesse. Ho fatto 4 anni nella massima categoria femminile e ho partecipato ai giri dItalia. Ero un gregario, per cui tiravo solo e a livello personale ho vinto poco perch ero, appunto, una ragazza squadra.

Nonostante il tuo impegno in pista, sei comunque riuscita a studiare, giusto?

Si, durante lultimo anno di attivit, nel 2009, mi sono laureata in scienze motorie. Poi, mi sono iscritta a massoterapia a Bergamo prima di lanciarmi ancora nel mondo del ciclismo. Le mie prime vere esperienze sul campo le ho fatte con il mio ultimo team, la Top Girls Fassa Bortolo, e successivamente proprio con il team Feralpi juniores di ciclismo grazie a Cristina Wargin (che gestisce la parte appunto del ciclismo), con il quale ho fatto le mie prime trasferte.

Poi il salto di categoria, grazie ad un incontro quasi fortuito.

Esatto. Sono di Montichiari, dove abbiamo lunico velodromo coperto in Italia e dove insegno ai ragazzini come andare in bicicletta. L, nel 2011, ho conosciuto Marco Villa, tecnico della nazionale maschile, al quale mancava un massaggiatore. Mi ha chiesto cos di fare una prova, ci siamo trovati molto bene ed in questo modo che sono entrata nel giro della nazionale maschile di ciclismo. Ho avuto cos lopportunit di seguire le preparazioni del campione olimpico Elia Viviani per le Olimpiadi di Londra del 2012, per quelle di Rio del 2016 e stavo seguendo anche quelle per Tokyo di questanno assieme a Filippo Ganna, quattro volte campione del mondo dellinseguimento nonch fautore di tre record mondiali.

Dopo 9 anni nel giro della nazionale di ciclismo, lavvicinamento anche al mondo del pallone. Anche qui per caso o avevi bisogno di nuove sfide?

Anche linizio nel mondo del calcio nato quasi per caso lanno scorso. Conoscevo Davide Chiarini, uno dei preparatori della Prima squadra della Feralpisal femminile, e chiacchierando mi ha chiesto di venire a provare. Ho parlato quindi con il mister, Andrea Carlotti, e con Fabio Norbis; cos ho provato a mettermi in gioco e a luglio sono stata riconfermata assieme allo staff, al quale approfitto per fare i miei pi sentiti ringraziamenti per lopportunit e per il calore che mi hanno sempre dimostrato. Allinizio qualche riserva lho avuta, perch il calcio, ovviamente, uno sport completamente diverso dal mio ciclismo. C da dire per che non ero del tutto estranea a questo mondo, perch lanno scorso ci sono stati i mondiali femminili e non ho potuto non seguirli.

Lavorare con le ragazze del resto, devessere stato per te anche pi facile. Se non altro a livello di rapporti personali, rispetto a quelli che puoi avere (seppur ottimi) con una squadra maschile.

Si, sono due cose diverse effettivamente, perch i maschi sotto un certo punto di vista sono pi facili da gestire. Con le ragazze invece evidente che sia per me pi facile entrare in certi meccanismi, perch si instaurato un rapporto che va oltre quello lavorativo, sfociando in una vera e propria amicizia. Per farti un esempio, con qualche ragazza che questanno non pi in squadra con noi mantengo tuttora i rapporti e anzi, guai a non aggiornarle su come stanno andando le loro ex compagne!

E invece dal punto di vista lavorativo, quali sono le grandi differenze o difficolt che si presentano nelluna o nellaltra disciplina?

Per quanto riguarda il ciclismo, c da dire innanzitutto che io seguo sia la pista che la strada. Nel primo caso, quindi le competizioni dentro il palazzetto, devi stare attento soprattutto durante il riscaldamento e successivamente che non cadano durante la gara. In strada invece del tutto diverso, perch devi seguire gli atleti durante tutto il percorso, devi anticiparli per dargli da bere e devi farti trovare anche al traguardo. Capisci quindi che un lavoro pi completo e dispendioso, tanto a livello fisico quanto, e soprattutto, mentale, perch devi essere sempre sul pezzo, sei allestero e non puoi sbagliare strada, ad esempio. Sul campo da calcio invece sei l, o sul terreno di gioco o negli spogliatoi. Paradossalmente per ti dir che sono pi in ansia durante una partita delle nostre ragazze pi che durante le gare dei miei atleti di ciclismo: non so il perch, sar che con il mondo delle due ruote sono pi abituata e ormai conosco le dinamiche: in un certo senso mi aspetto quando possono cadere; nel calcio invece non sono ancora cos dentro le dinamiche e vivo con molta passione la partita, oltre che per il rapporto molto pi vicino che ho con le ragazze della Feralpisal. Il mister e i miei collaboratori, infatti, mi prendono spesso in giro perch vedono la mia ansia! Un aspetto del mondo del pallone che mi entusiasma, voglio aggiungere, la sensazione che hai quando le ragazze segnano un gol o al termine di una partita vinta: lo senti proprio come squadra. Non che non sia contenta quando vincono i miei ragazzi del ciclismo, questo ovvio, ma una sensazione diversa.

Per entrare pi nel merito del tuo lavoro, le due discipline avranno diverse situazioni da leggere per quanto riguarda gli infortuni che possono intercorrere, immagino.

Esatto. Sul campo da calcio devi stare attento per tutti i novanta minuti, non puoi mollare un attimo perch linfortunio o la botta sono sempre dietro langolo. Nel ciclismo considera che le gare indoor durano una ventina di minuti, quelle outdoor invece sono molto lunghe ma di contro, come ho detto prima, un altro tipo di lavoro e per forza di cose non sei sempre a stretto contatto con gli atleti, non li hai sottocchio in ogni momento come nel calcio.

E con tutti questi impegni, riesci a ritagliarti del tempo per te?

Di tempo, purtroppo, non ne ho tantissimo e quindi non coltivo molti hobbies, essendo spesso in giro per il mondo. Infatti, sono da poco tornata dallArgentina per la gara a tappe della Vuelta di San Juan International e prima ero a Minsk per i Giochi Europei indoor. Una cosa per alla quale non rinuncio mai la musica: una delle prime cose che ho preso in casa stato proprio limpianto audio e mi premuro sempre di avere delle casse in valigia per ascoltarne un po anche quando sono in viaggio. Mi piace veramente qualsiasi genere, ma i miei mostri sacri rimangono Vasco e Cesare Cremonini. Per il resto, conducendo una vita frenetica, amo la tranquillit e quando posso vado a farmi una bella passeggiata al lago.

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