A di abbraccio, B di bacio e C di carezza sono le tre parole più usate dai bambini nell’alfabeto della gentilezza, un progetto ideato dalla giornalista fiorentina, Gaia Simonetti, con il supporto dell’associazione Cor et Amor, che riunisce quasi 2mila ambasciatori di gentilezza.
Feralpisalò è stato il primo club professionistico ad aderire al progetto, nello scorso campionato, coinvolgendo i ragazzi del team Dcps "Senza di me che gioco è?", capaci di redigere 21 parole piene di sentimento.
Ad ogni lettera dell’alfabeto, in tutte le lingue, viene associata una parola che nutre la gentilezza.
L’alfabeto della gentilezza dei bambini ha compiuto ieri i suoi primi 2 anni, il 2 ottobre. Nato nel giorno della festa dei nonni, ha preso ispirazioni dalle parole gentili dei nipotini per ringraziarli.
“L’alfabeto della gentilezza - spiega Gaia Simonetti - ha generato oltre 3mila parole gentili, che sono state raccolte in un ebook, un libro aperto che è pronto ad accogliere altre nuove parole gentili. Non solo parole, ma anche gesti concreti. Scrivere parole gentili, oltre alla cura nella scelta di quelle giuste, vuol dire anche impegnarsi in gesti concreti. Ci sono molte famiglie che hanno accompagnato l’alfabeto con un messaggio di ringraziamento per la condivisione con i figli, in una sorta di “sfida” in famiglia a suon di gentilezza”.
Ogni anno vogliamo portare nuovi contributi valoriali per dare ancora pi spessore ai tanti progetti di Feralpisalò - il commento di Matteo Oxilia, direttore comunicazione dei Leoni del Garda -. Sicuramente i nostri giovani, su tutti i ragazzi del team Dcps, ci danno la possibilità di veicolare messaggi sociali importanti in cui il club crede da sempre e che vuole risuonino in tutto il territorio e non solo. L'alfabeto della Gentilezza ci è da subito un'occasione perfetta per ribadire lo stile verdeblù nei confronti di uno sport che coinvolge tanti stakeholder ai quali vogliamo sempre trasmettere messaggi virtuosi. Tanti auguri, alfabeto della gentilezza!".
L’alfabeto della gentilezza è come una “finestra” sul mondo dei bambini, su elementi che sono mancati, soprattutto col Covid, e su ciò che vorrebbero vedere.
